Video racconto della storia di Ferdi (G.F.9)

venerdì 8 maggio 2009

Verso una scuola Interculturale...caso Veneto...



Ciao...


Alcuni giorni fa vi avevo parlato di una legge che vorrebbero far valere riguardo la divisione nelle classi da i bambini italiani a quelli immigrati.


Ora vi segnalo la posizione della nostra regione Veneto su questa questione...


Negli ultimi anni l’accesso all’istruzione dei bimbi e ragazzi stranieri è una questione alquanto dibattuta ma che forse non affronta le problematiche concrete che riguardano l'avere a che fare con i bambini stranieri.


Si parla di quote di presenza per gli stranieri nelle classi, di divieto d’accesso all’istruzione per bambini figli dei cosiddetti clandestini, si parla di test d’italiano e di integrazione.


Un gran dibattimento soprattutto in Veneto e in particolare nella provincia di Treviso per la grandissima presenza di stranieri.


Dai dati Caritas emerge che questo aumento, nel futuro, è previsto un aumento maggiore di bambini stranieri. L’anno scorso c’è stato un aumento di centomila alunni soprattutto ragazzini legati al ricongiungimento familiare, preadolescenti e non bambini e dunque con problemi di cui spesso non si parla. Quello che voglio dire è che questo aumento di bambini nelle scuole c’è, ma bisogna differenziarlo.
Ci sono alunni stranieri nati in Italia, sono la seconda generazione e hanno bisogno di un certo tipo di intervento e di accoglienza che è proprio della seconda generazione con i genitori già nel nostro paese e dunque di fatto già in parte integrati; poi ci sono quelli che arrivano ex-novo che magari hanno 12, 13, 14 anni e che spesso sono arrabbiatissimi di essere qui perché non l’hanno scelto loro ma si ritrovano spostati di peso in una realtà che non conoscono, che spesso li rifiuta e non li integra e quindi da subito tutto diventa più complesso.
Non è semplicemente un dato, c’è la necessità di analizzarlo bene, punto per punto. Secondo me se parliamo dell’inserimento degli alunni stranieri dobbiamo tenere presente:


- del momento in cui sono entrati in Italia o se si trovano qui da sempre,


- l’età è un altro fattore importante perché i bimbi delle scuole materne ed elementari imparano molto facilmente l’italiano (non lo dico io ma i glottologi che nella fascia tra gli 8-10 anni l’apprendimento di una seconda lingua è più semplice).

Diventa maggiormente un problema quando il ragazzino viene inserito immediatamente dopo aver fatto le scuole medie ad esempio a Nairobi e si ritrova in I superiore a Treviso.
Rispetto ai bambini più piccoli il problema non è l’inserimento, che normalmente avviene anche a Treviso nonostante tutte le difficoltà di questa città, carente di strutture di accoglienza comunali e dove non c’è un sostegno dei servizi sociali per queste famiglie che arrivano.
All’interno della scuola i bambini imparano velocemente l’italiano (6 mesi circa per i cinesi che parlano una lingua assolutamente diversa dalle nostra) ma servirebbero gli strumenti per poter promuovere questo inserimento in maniera che sia facilitante per i bimbi, ma di per sé non è l’ inserimento un problema.
L’emergenza riguarda i ragazzi più grandi, dei quali non si parla e che invece meriterebbero un attenzione un po diversa.
Un’altra cosa che viene dimenticata e che invece è molto importante è il riconoscimento della loro storia personale.
Questi ragazzini hanno una loro cultura e dei riferimenti culturali che spesso vengono dimenticati; sono ricchi della loro cultura, della loro storia anche personale e nazionale del loro paese d’origine, di questo dovremmo essere più attenti.

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