Video racconto della storia di Ferdi (G.F.9)

giovedì 25 giugno 2009






Ciao a tutti....
L'anno accademico è quasi finito però io continuerò a scrivere in questo blog...
Un giorno della scorsa settimana (l'unico giorno in cui c'era sole)sono andata al mare...
e ho visto tanti poveri bambini costretti a vendere di braccialetti, borse, cinture, etc....sotto il sole e vestiti....E gli adulti autoctoni tranquilli sdraiati al sole come lucertole che non se ne curavano altamente di queste povere creature....

Dovrebbe far riflettere tutto ciò, perchè sarà capitato anche a voi di vedere dei bambini che invece di giocare in acqua devono vendere in spiaggia...
Beh...se non vi ha mai fatto riflettere spero di riuscirci io a farvi vedere che anche al mare i bambini immigrati sono sfruttatati...................................................................

mercoledì 17 giugno 2009

C'era una volta.....

La Fiaba è uno degli strumenti utilizzati per instaurare un legame con i bambini.
Numerosi studi hanno dimostrato che le fiabe possono aiutare i bambini a gestire le proprie difficoltà e sono utili soprattutto ai bimbi che vivono situazioni problematiche.

La Fiaba prevede un iter didattico che favorisce da un lato l'apprendimento della lingua italiana e dall'altro l'integrazione dei bambini stranieri attraverso la conoscenza delle varie culture dei paesi di provenienza.
Per un bambino il racconto di una fiaba è così importante perchè per lui significa entrare con l'immaginazione in un mondo fantastico. Ogni bambino porta dentro di se un universo magico, dove tutto è possibile. La fiaba permette ai bambini di esprimere la propria vita : interiore, le proprie emozioni, i propri sentimenti, le proprie fantasie.
"II mondo incantato", attraverso l'identificazione con l'eroe che supera la prova narrata dalla fiaba, il bambino viene rassicurato sulle sue possibilità di crescita umana.



La fiaba suggerisce che le prove imposte dalla vita verranno superate con aiuti provvidenziali, che i piccoli cresceranno e diventeranno autonomi sviluppando le parti migliori di se (è questo il significato simbolico del "diventare re"). Spesso i bambini in situazioni di disagio, ascoltando la fiaba e identificandosi con i personaggi, rielaborano le loro esperienze personali trovando rassicurazioni sul proprio vissuto.
Questo vale per i bimbi di tutto il mondo.
E' come se, sul piano immaginativo, non vi fossero barriere linguistiche e culturali, ma solo contenuti, valori e riferimenti universali.
........................E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI..........................

venerdì 12 giugno 2009

La speranza di una reintegrazione nella comunità

Ciao a tutti...

A volte tante parole non servono...


Basta vedere queste poche foto per capire che questi non sono bambini...

perchè i bambini devono essere spensierati, devono giocare e no di certo con le armi!!!!!!!!!!!!!!


Dobbiamo informarci di quanti bambini soffrono e sono soldati cercare di fare qualcosa !!!!!!!!!!!!!!!!!









sabato 6 giugno 2009

BAMBINI SENZA TERRA

Una dimostrazione di come cultura e salute siano strettamente collegate e dell’importanza di un contributo multidisciplinare, è la constatazione di come proprio il bambino, il figlio dell'immigrato,sia un anello di congiunzione con il passato, garante dei valori tradizionali. Le aspettative degliadulti fanno sì che il bambino si trovi idealmente sospeso in un tempo che è quello della tradizione,degli antenati, e in uno spazio che è quello della grande casa familiare, una casa dai contorni allargati che arriva a comprendere al suo interno anche lo spazio, rimpianto e mitizzato, della terra d'origine.
Simbolicamente spesso è "il figlio a essere importante, non il bambino" Intorno alla figura del figlio, alla sua presenza o assenza (è significativa anche la richiesta di interruzioni volontarie di gravidanza), ruota spesso tutto il processo di radicamento dell'immigrato nella terra che ha scelto,e che lo ha scelto, come seconda patria.
A rendere ulteriormente complessa questa situazione, concorrono altri due elementi: il primo è che per molti bambini, figli di immigrati, l’Italia è il loro paese, perché sono nati qui e non ne hanno mai conosciuti altri. Ma al tempo stesso non sono riconosciuti come "italiani" dalla società che li circonda, né sul piano dei diritti civili né su quello culturale: si trovano cioè nella difficile posizione di essere stranieri in casa loro, perché non hanno un'altra casa. L’altro elemento è determinato dal fatto che i bambini, e quindi non solo i genitori o le madri, si trovano, ora e, probabilmente, sempre di più nel futuro, in una difficile posizione di "interfaccia" tra due culture, che rischia spesso di schiacciarli: portatori di tradizioni culturali e familiari estranee a quelle locali, e pressati da richieste di integrazione che sono spesso in aperta contraddizione con il loro patrimonio tradizionale.

giovedì 4 giugno 2009

BAMBINI PER FINTA



Questo è forse il campo più variegato riguardo alle problematiche dell’infanzia.
Il capitolo più ponderoso è legato al lavoro minorile in quanto sono ben 211 milioni i bambini e le bambine con meno di quattordici anni costretti a crescere troppo in fretta abbandonando scuola, giochi ed amicizie per aiutare sé stessi e la propria famiglia a sopravvivere. Il lato più drammatico sta però nel sommerso del fenomeno con bambini spesso venduti dalle stesse famiglie incapaci di provvedere al loro sostentamento.

E’ il via ad una scura spirale fatta di solitudine affettiva, orari interminabili, compensi irrisori e condizioni di vita spesso inumane.
Altro aspetto della problematica è legato alle cosiddette tratte dei bambini, vere e proprie vie commerciali che li portano a rifornire veri e propri mercati di piccoli schiavi.
Vi sono coinvolte come detto le vittime dello sfruttamento a fine lavorativo, ma spesso il destino può essere ancor peggiore.
L’età di avviamento alla prostituzione è sempre più bassa e, specie nei paesi del sud-est asiatico, il fenomeno si sta radicando in modo tale da essere addirittura legalizzato.
Forse però l’aspetto più agghiacciante sta nel commercio dei bambini finalizzato a rifornire il mercato del trapianto clandestino degli organi.
Sono scenari lontanissimi dalla nostra dimensione di vita, ma sono oltremodo reali ed è allarmante il fatto che abbiano a disposizione un serbatoio sconfinato, costantemente alimentato dalla miseria e dell’ignoranza.
Quando infatti non sono le stesse famiglie a separarsi dai loro figli, la materia prima è comunque facilmente reperibile: ragazzi di strada dei sobborghi urbani, rifugiati in piena precarietà… costituiscono infatti una fonte praticamente inesauribile e di troppo facile accesso.
Fino ad ora si è parlato di fenomeni ben identificabili che rendono travagliata l’età infantile in molte parti del mondo.
C’è però un filo conduttore a fornire un legame fra tutte queste causalità, un nesso rintracciabile non tanto negli effetti che abbiamo visto, quanto in una comune radice: l’ignoranza.
La mancanza di istruzione è infatti alla base di ognuna delle problematiche fin qui esposte sulle quali ha più o meno direttamente inciso.
Ecco dunque che l’unica via percorribile verso una concreta possibilità di crescita futura, dovrà necessariamente passare attraverso la fruibilità di questo diritto per ogni bambino.

mercoledì 3 giugno 2009

IGNORANZA: OSTACOLO ALL'INTERCULTURA

Secondo uno studio, gli stranieri da evitare sarebbero soprattutto marocchini (30%), tunisini (21%) e arabi in generale (15%), ma anche zingari (13%), albanesi (12%) e bosniaci (7%).
Per gli psicologi, i bambini extracomunitari sono avvertiti come culturalmente distanti (36%), vengono visti con diffidenza (27%), paura (14%), incomprensione (13%), e in alcuni casi con una vera e propria avversione (7%). Ostacolo all'integrazione una quasi totale mancanza di conoscenza dell'altro: soltanto il 12% dei bambini italiani sa identificare i luoghi reali di provenienza degli extracomunitari.
Infatti solo un 15% sa dov'e' la Tunisia, un 12% conosce la collocazione dell'Algeria ed un misero 8% sa identificare la Bosnia sulla cartina.
Superficialita' altrettanto forte nei confronti degli zingari, che per l'82% dei bambini italiani possiedono un proprio territorio nazionale. Quanto alla conoscenza delle religioni dei bambini extracomunitari l'ignoranza e' pressochè assoluta.
Soltanto 5 bambini italiani su 100 sanno che il massimo profeta della religione musulmana e' Maometto.
Ma quali sono le origini di tanta diffidenza?
Lascio ai dati il compito di generare riflessioni e cambiamenti, nel cuore di ciascuno di noi. Anche nel mio.
Spero che il sogno in cui credo possa dare ragioni sufficienti a chi decide in grande e a noi, che potenti non siamo, ma possiamo mettere in gioco piccole concrete responsabilità quotidiane.

lunedì 1 giugno 2009

BIMBI IMMIGRATI ADOTTATI, POI RESTITUITI

L' 1,7 % degli stranieri costretti al secondo trauma
Ricerca dell'Istituto degli Innocenti sulle famiglie che non riescono a creare la giusta relazione con il "nuovo figlio"
Naomi aveva 9 anni quando sbarcò dal Sud America, appena capì che la stavano separando dai fratelli tentò di fuggire. Fu ripresa e portata in Italia. "Piangevo e venivo punita perché non parlavo bene italiano". Poi un giorno il giudice la convocò " e io dissi la verità: che in quella casa stavo male, allora mi insultarono e mi dissero di restituire i soldi che avevano pagato per l'adozione".
Vanessa aveva 8 anni quando arrivò dall'Est europeo, non sapeva che sarebbe stata adottata. "La famiglia dove ero capitata non era affettuosa, aveva un atteggiamento strano, mi facevano mangiare solo pasta, vedrai che ti ci abitui, dicevano". Non fu così. "Non mi facevano neanche uscire sul balcone. Un giorno chiamai di nascosto l'assistente sociale e le dissi di venirmi a prendere". La salvezza arrivò dopo sei mesi.
Naomi e Vanessa ora sono grandi, vivono in casa famiglia e non ne voglio più sapere di adozioni. Naomi pensa di farsi suora, Vanessa cerca un lavoro. A loro modo, comunque, ce l'hanno fatta. Le loro sono state storie di adozioni difficili, di amori andati a male, di famiglie non riuscite. Per incapacità di comunicare, per incapacità di amare.

Desiderati, cercati, attesi e poi restituiti. Sono i bambini adottati da paesi lontani mai del tutto accettati, sono quelli che non hanno superato gli ostacoli - l'allontanamento dalle origini, la famiglia straniera - che non si sono inseriti. "Sono pochi però i casi di adozioni di bimbi stranieri problematiche, circa l'1,7 per cento", spiega Melita Cavallo, presidente della Commissione adozioni internazionali.
"Abbiamo condotto una ricerca, è la prima realizzata in Italia, volevamo verificare se era fondato un certo allarmismo. In realtà le adozioni dal percorso critico sono poche e sarebbero superabili, l'importante è che i servizi siano in grado di garantire un vero sostegno e non limitarsi a fare i controllori, i vigilantes". La ricerca, realizzata dall'Istituto degli Innocenti, è stata fatta dal 1 gennaio '98 al 31 dicembre 2001, in quattro anni sono state 164 le adozioni internazionali andate male e 167 quelle italiane fallite, dunque in percentuale quest'ultime sono di più. L'80 per cento dei casi difficili sono state adozioni fatte senza l'aiuto di un'associazione, il 20 con associazioni non riconosciute.
"Dobbiamo pensare che per i bambini adottati gli stranieri siamo noi, noi siamo gli anormali, quelli con abitudini diverse mentre molti genitori fanno difficoltà ad accettare le differenze culturali, le diverse radici, l'origine misteriosa", spiega Monica Vitolo, psicoterapeuta che ha collaborato alla ricerca.
"Il ragazzino adottato è sempre molto sveglio, ha un istinto di sopravvivenza forte per questo a volte non sopporta i genitori, è abituato a fare da sé".
E i genitori "spesso sono presi da uno stato d'ansia che diventa angoscia".

Così accade che alcune coppie dopo aver lottato, pagato tanto per avere un bambino - un'adozione può costare anche 15/20 mila euro - lo restituiscono come un oggetto inutile, indesiderato.
La maggior parte dei bambini restituiti rimarrà in casa famiglia, in Italia, una piccola percentuale invece viene adottata da un'altra famiglia e questa volta l'incontro è quello giusto.
Sono più le femmine ad essere allontanate e i bambini brasiliani hanno il record del fallimento.
Frammenti di storie, di vite, di destini che s'incrociano.
E desiderio di un figlio forse più simile: è cresciuta, secondo l'Istat, nel 2002, la percentuale di adozione di minori italiani rispetto agli stranieri, dal 33,2 per cento del 2001 al 37,6.